venerdì 27 febbraio 2015

CRONACHE DAL GRUPPO DI LETTURA #5

Questa volta abbiamo fatto le cose per bene nel GDL scrachmade: abbiamo cominciato con le votazioni per decidere l'autore... ha vinto Don DeLillo... e poi abbiamo fatto il sondaggio per decidere quale libro. Alla fine la decisione è caduta su "Rumore bianco" che ci accompagnerà per tre settimane.

1° TAPPA: dal cap 1 al cap 20 (prima parte) 
2° TAPPA: tutto il cap 21 (seconda parte)
3° TAPPA: dal cap 22 al cap 40 (terza parte) + settimana di bonus se necessario

Jack Gladney è professore di studi hitleriani presso un campus dove i detriti della cultura popolare americana sono diventati la nuova bibbia e il supermarket la sua biblioteca. Come dice Murray J. Siskind, collega di Jack e profeta dell'apocalisse postmoderna, il supermercato è un luogo saturo di onde, radiazioni, lettere e numeri, voci e suoni in attesa di essere decodificati.
Ma la vita rassicurante e consumistica di Jack e della sua famiglia ultramoderna viene improvvisamente inghiottita da una nube letale, l'evento tossico aereo, espressione concreta della miriade di altri eventi tossici onnipresenti tra le mura domestiche: trasmissioni radio, sirene, microonde, la voce incessante della TV.
La paura della morte che accomuna Jack e la quarta moglie Babette diviene così una forza prorompente, un raggio di luce nera in grado di perforare il muro del "rumore bianco" che avvolge questo libro.

1° TAPPA: siamo a metà settimana e Simona (di Letture sconclusionate) apre la prima discussione:
"Da pagina 80 comincerò ad odiarlo questo libro [...] Odio i dialoghi che galleggiano e devi capire chi parla..."
Concordo immediatamente, nemmeno io li sopporto. Si uniscono a noi anche Paola e Justin (di peek a book) con critiche altrettanto valide: si fa fatica a stare dietro agli argomenti dei dialoghi e ci sono troppi figli in questa storia!!!
Le descrizioni di DeLillo quasi eccessive e,  diciamolo, poco comprensibili ci spiazzano. Ora ci sentiamo meno sole in questa avventura, ma la nostra coalizione (e le nostre lamentele) hanno quasi scoraggiato Sonia dal prendere in mano il libro e iniziare. Tranquilla Sonia, come dice Paola:
"Le nostre sono critiche costruttive. Il problema è che DeLillo affronta mille tematiche in poche righe, come fanno sempre gli americani."
Ma le frasi complicate e i termini poco appropriati al contesto continuano a irritare Simona.
Intanto, qualcuno del GDL non ha ancora cominciato a leggere  "rumore bianco", quindi ci sigilliamo la bocca e continuiamo la lettura.

2° TAPPA: a metà della seconda settimana l'hanno cominciato quasi tutti. I giudizi generali sono: 
"mah"... "boh"... 
DeLillo ci sta  confondendo più del previsto, non siamo convinte.
A Klàra (di Versami un'altra slivovice) piace questo romanzo e non è da sola, le fa buona compagnia Justin che, spiazzando tutti, annuncia che l'ha già finito.
Io sono felice perché finalmente, dopo una lunga introduzione sulla vita di Jack, comincia a succedere qualcosa, la storia sembra decollare, e soprattutto ho trovato una certa vena ironica che non mi dispiace per niente.
Pochi commenti questa settimana, quindi ci concentriamo e riprendiamo la lettura per affrontare l'ultima e decisiva tappa.

3° TAPPA: la settimana si apre con l'epifania di Paola riguardo al titolo e ci comunica che diventa più interessante dopo il 26° capitolo. Ma il giorno dopo, torna sui suoi passi e ammette di essersi sbagliata.
Siamo tutte concentrate sullo sprint finale, il morale è un po' basso, ma restiamo stoiche infondo la settimana è appena cominciata.
Si prospettano alcune recensioni negative...
Durante la settimana non resisto e pubblico un paio di commenti acidi su "Rumore bianco"... non so cosa mi sia preso, ma questo libro risveglia quella piccola zitella acida che dorme dentro di me.
Non è un brutto libro, ma ci sono molti alti e bassi e nei capitoli meno interessanti la mia mente comincia a vagare. Forse DeLillo è troppo per me.
Per fortuna mi sento spalleggiata da Simona e Paola, che hanno già finito il libro, e questo mi da la forza di arrivare alla fine e terminarlo (ostacolata da un po' di influenza).
Abbiamo finito tutte e ora? Come gestiamo la discussione?

Ormai sapete che non siamo un GDL convenzionale (che gusto ci sarebbe??) e che cambiamo continuamente, quindi questa volta la "Suprema Direttrice" del GDL Maria (Scratchbook) propone una discussione in video-chiamata  di gruppo su Skype. Siamo in sette: Maria (la moderatrice del gruppo), Io, Simona, Paola, Carol, Valentina (Justin) e Klàra.

VIDEO-CHIAMATA SU SKYPE: A chi è piaciuto, a chi meno, a chi così così.
Si concorda che il capitolo migliore è il numero 26 (probabilmente perché è il momento che tutte aspettavamo, cioè la confessione di Babette, in tutta la sua "vastità").
Si ha quasi tutte l'impressione che DeLillo butti all'interno del libro molti argomenti, tutti interessanti, ma che si limiti solo a parlarne velocemente e in modo superficiale, invece di approfondirli con calma (compresi i concetti di paura e morte, fondamentali in tutto il romanzo). Non ha centrato appieno il bersaglio.
Devo ammettere che Klàra mi ha illuminata con le sue riflessioni, mi ha fatto riflettere e valutare tutto da un altro punto di vista. Lei ci spiega, avendo vissuto la cultura statunitense più di noi, come DeLillo e il suo "Rumore bianco" siano tipicamente americani. (Da un suo commento su Facebook che sintetizza un po' il suo pensiero):
"Jack è l'americano medio, a me piace molto il rapporto che ha con i figli: dialoghi fantastici, che pongono i ragazzi e il genitore sullo stesso piano. Accetta un ruolo e si adegua perché così gli viene data un'importanza che lui proprio non sente (gliela dà la toga: ma col pullover turchese anche Murray quasi non lo riconosce). Quanto al rapporto con la moglie, a me non piace per nulla! E' una persona mediamente fragile, probabilmente depressa, vacua al punto giusto (tuta da ginnastica, lezioni di postura). [...] DeLillo mi pare ci racconti una situazione media, che io ritrovo in tantissimi film [...]. E questa situazione io l'ho ritrovata nella realtà: il supermercato come tempio, luogo di vita e di morte (in almeno due punti questa morte che aleggia per tutta la seconda parte del romanzo si trova anche annidata dentro al supermercato...persino alle casse."
"DeLillo è molto cinematografico, ci vedrei bene un film diretto da Tarantino" 
 "Gli americani sono proprio così!!!"
Attraverso i suoi occhi ora anch'io riesco a vedere tutta questa "americanicità" del romanzo, che mi era sfuggita e che adesso comprendo, ma probabilmente solo in parte e non del tutto, perché continuo a credere che in realtà questo libro non mi sia piaciuto più di tanto.
Due cose sono sicure: non abbiamo mai commentato così tanto come con questo romanzo ed è la prima volta che non siamo tutti concordi sul giudizio finale.

mercoledì 4 febbraio 2015

GLI OCCHIALI D'ORO di Giorgio Bassani

Torno a parlavi dei libri letti durante il Giro d'Italia Letterario (concluso a fine 2014).
La regione protagonista questa volta è l'Emilia - Romagna con il famoso scrittore Giorgio Bassani e il suo "Gli occhiali d'oro" e anticipo già che mi è piaciuto molto.

In una Ferrara ricca, affascinante, ma oppressa dal fascismo, un giovane studente ebreo, voce narrante del romanzo, incrocia il suo destino con quello di Athos Fadigati, un maturo medico di chiara fama.
L'amicizia che nasce tra i due farà scoprire al ragazzo che dietro tutta la cultura e la raffinatezza del dottor Fadigati si cela un abisso di solitudine dovuto alla sua presunta omosessualità. Un peccato che l'Italia da allora non contemplava fra quelli che potevano essere redenti...
E gli occhiali d'oro dello stimato professionista diventano il simbolo di una diversità sempre meno tollerata, così come l'appartenenza all'ebraismo del narratore, una diversità che non potrà che andare incontro a una catarsi tragica.




Giorgio Bassani è sicuramente più conosciuto per "Il giardino dei Finzi-Contini", romanzo che devo assolutamente recuperare perché lo stile di questo scrittore mi piace particolarmente, ma anche "Gli occhiali d'oro" è un breve romanzo degno di nota.
Tra il 1956 e 1972 l'autore, oltre ai sopracitati, scrisse altri quattro libri: "Cinque storie ferraresi", "Dietro la porta". "L'airone" e "L'odore del fieno". Insieme, questi sei romanzi creano il ciclo de il romanzo di Ferrara.

Lo stile di Bassani è chiaro, semplice e diretto. La storia è interessante e scorrevole. Anche se sono poche pagine, tutto sembra svolgersi lentamente. Ricco di particolari e descrizioni, è un piacere leggerlo e nonostante sia breve, risulta molto completo. Grazie a tutti questi elementi, incastrati perfettamente, l'ho praticamente divorato in poco tempo.

Una volta terminato, mi è rimasto un dubbio non spiegato dall'autore (ma forse era questo il suo intento): personalmente ho dedotto che il narratore fosse omosessuale, come il dottor Fadigati. Bassani non lo dice mai esplicitamente, ma ci sono delle parti, dei piccoli particolari che inducono il lettore a crederlo.
Stupefacente come venga trattato il tema dell'omosessualità, in un modo così diretto e semplice, in un periodo in cui non solo non se ne poteva parlare, ma nemmeno pensarci.
Proprio per l'argomento trattato, il romanzo è intriso di solitudine e sofferenza. Un connubio che porta inevitabilmente a un finale drammatico e triste.

"Gli occhiali d'oro" è il quarto libro, letto per il Giro d'Italia Letterario, in cui si parla della Seconda Guerra Mondiale e del periodo fascista in Italia, anche gli altri tre romanzi ne facevano riferimento in un modo o nell'altro. Argomento sicuramente interessante e su cui si potrebbero scrivere migliaia di libri, mi fa sempre piacere leggere romanzi di questo genere, ma quattro di fila sono stati un po' troppi.

Ribadisco che mi è piaciuto molto. Non amo particolarmente i romanzi brevi, perché mi sembra sempre che mi lascino sul più bello, ma questo è decisamente completo e non necessita di pagine in più.
Purtroppo ho fatto una recensione più corta del solito, perché non ho molto altro da dire se non: leggetelo perché merita!!