martedì 31 maggio 2016

ANTONIO E CLEOPATRA di William Shakespeare

Ultimo giorno di maggio e questo vuol dire che siamo alla quinta tappa della #MaratonaShakespeariana. Questa volta sono più o meno puntuale: non è l'ultimo venerdì, ma almeno ve ne parlo prima che finisca il mese (sto migliorando).
Abbiamo letto "Antonio e Cleopatra" una tragica storia d'amore che si svolge in quaranta scene separate, molte di più rispetto alle altre opere, perché ci sono molti più spostamenti dell'azione, tra i territori dell'impero romano ed egiziano.

Tragedia in cinque atti, ambientata tra Roma e Alessandria d'Egitto.
Mentre Antonio si trova in Egitto perché innamorato di Cleopatra, gli arriva la notizia che sua moglie si è ribellata a Ottaviano Cesare ed è morta. In più Sesto Pompeo sta preparando una guerra contro il triunvirato. Antonio decide di tornare a Roma. Lì Ottaviano lo convince a sposare sua sorella Ottavia, per rafforzare il legame del triunvirato. In seguito i triunviri, Ottaviano, Antonio e Lepido, si accordano con Pompeo per evitare la guerra: quest'ultimo avrà il dominio della Sicilia e della Sardegna e in cambio dovrà liberare il mare dai pirati e pagare un tributo in grano.
Intanto ad Alessandria d'Egitto, Cleopatra è venuta a sapere del matrimonio di Antonio ed è su tutte le furie.
Poco dopo Ottaviano rompe la tregua con Pompeo e imprigiona Lepido. Antonio, tornato in Egitto dalla sua Cleopatra, non approva questo comportamento e si prepara a dare battaglia a Ottaviano. L'esercito di Antonio, sostenuto da quello di Cleopatra, si batte in mare con la flotta di Ottaviano, ma nel mezzo della battaglia Cleopatra decide di ripiegare con le sue sessanta navi e Antonio la segue causando così la disfatta del suo esercito.
Da questo momento si dipanano una serie di battaglie, morti e suicidi, tradimenti e riappacificazioni tra Antonio e Cleopatra, fino alla tragedia finale.

Ho percepito subito, sin dal Primo Atto, quella vena comica che caratterizza e rende meno tragedia quest'opera. I commenti poco carini su Cleopatra da parte di alcuni personaggi si sprecano e Antonio appare ai loro occhi come un uomo debole, che si lascia guidare dai desideri della carne e che è stato irretito da una donna bella, passionale e lussuriosa.
Ricompare  quella figura misteriosa e legata al surreale, tanto cara a Shakespeare, in questo caso impersonata dall'indovino a cui tutti chiedono di svelare loro il futuro (e che più avanti metterà in guardia Antonio riguardo il suo rapporto con Ottaviano).

Nel Secondo Atto Antonio, da poco vedovo e con l'amante in Egitto, decide su due piedi, senza rifletterci nemmeno un momento, di sposare Ottavia (sorella di Ottaviano) per rafforzare il legame del triunvirato. Ormai Shakespeare ci ha insegnato che per il bene della politica, si contrae matrimonio come se si mangiassero noccioline. Antonio promette di essere fedele alla nuova moglie, per poi rimangiarsi subito la parola appena lei esce dalla stanza, e tornarsene tra le braccia della sua Cleopatra. Quest'ultima, quando viene a sapere del matrimonio, va su tutte le furie. Ridotta a uno stereotipo di donna insoddisfatta e svogliata, abituata ad avere tutto ciò che vuole si comporta come una bambina viziata. E giustamente se la prende con il primo che passa (in questo caso con il messaggero che le porta la notizia) e non con il diretto interessato. Soprattutto in questo caso Shakespeare sembra ignorare totalmente il detto "ambasciator non porta pena".

Arrivati al Terzo Atto (il più lungo dei cinque, con molti cambi di scena) tutto comincia a prendere forma, inizia la tragedia e montano risentimenti e tradimenti. Ottaviano, dopo essersi accordato con Pompeo ed essersi legato di più con Antonio, cambia idea e prepara una nuova guerra. Intanto Cleopatra, che sta cuocendo nel suo brodo di gelosia, cerca informazioni sulla nuova moglie di Antonio e si prepara ad agire di conseguenza. In tutto questo marasma di tradimenti e ripicche, l'unico che ne fa le spese (e se la prende beatamente in quel posto) è il più onesto e fedele di tutti, cioè Lepido.
Momento importante ed epico è quello durante la battaglia tra Ottaviano e Antonio, in cui quest'ultimo sta oggettivamente avendo la peggio, e Cleopatra con le sue sessanta navi gira i tacchi e se ne torna a casa sua. Antonio la segue da innamorato, condannando così definitivamente il suo esercito. Una volta nella reggia di lei, la cosa si risolve pressapoco con Antonio che le dice: "Dammi un bacino e facciamo la pace." Esilarante!!
Altre piccole scaramucce tra innamorati, ma che si risolvono velocemente; è un amore complicato, difficile e che crea molte sofferenze, come quasi tutti gli amori passionali e travolgenti.

Nel Quarto Atto si svolge la battaglia più grande e impegnativa tra Ottaviano e Antonio. Inizialmente svoltasi a terra, si sposta astutamente in mare dove Ottaviano è più forte. Anche questa volta Antonio ha la peggio, sempre a causa del tradimento di Cleopatra.
Elobardo, dopo aver lasciato Antonio ed essersi schierato al fianco di Ottaviano, riceve da Antonio tutto il denaro che gli spetta. Questo gesto magnanimo provoca una forte umiliazione in Elobardo, che si pente di ciò che ha fatto e si suicida (in una scena abbastanza comica).
Il tira e molla tra i due innamorati continua senza tregua. Cleopatra manda un servo a dire ad Antonio che si è tolta la vita (ma è una bugia). Lui dalla disperazione vorrebbe uccidersi, ma essendo codardo chiede a Eros di compiere il gesto al posto suo. Questi, troppo leale al suo comandante, non riesce a farlo e si suicida. A questo punto ad Antonio non resta che provarci da solo e così "si lascia cadere sulla spada". Non muore subito e riesce a raggiungere Cleopatra, per poi morire tra le sue braccia.

Ormai tutto volge al termine e nel Quinto Atto c'è lo scontro finale tra Ottaviano e Cleopatra. Lei finalmente si dimostra per la donna che è: regina d'Egitto, forte, potente, indipendente, che non scende a compromessi; infatti preferisce uccidersi piuttosto che sottomettersi al volere di Ottaviano ed essere "umiliata" di fronte a tutti a Roma (ma forse un po' lo fa anche per amore di Antonio).

Si tratta di un'opera particolare, oltre che per il numero incredibilmente alto di scene diverse, è costantemente in bilico tra tragico e comico, alcune parti (ma anche alcuni personaggi) sono talmente buffe da non sembrare per nessun motivo tragiche.
Indubbiamente al primo impatto mi ha fatto sorridere e poi anche molte scene successive sono risultate molto comiche. Ma ho provato una piccolissima vena di fastidio per come è stata ritratta Cleopatra. Una donna bellissima, forte, potente, dalle innumerevoli possibilità e a capo di uno degli imperi più potenti del mondo antico...ridotta allo squallido stereotipo di donna troppo lussuriosa che irretisce gli uomini (tutte marionette 'sti uomini) e poi impazzisce per amore e gelosia.
Forse la figura di Cleopatra, come donna, si salva un po' verso il finale, in cui Shakespeare ci lascia il dubbio che non si sia suicidata per amore (altrimenti l'avrebbe fatto subito, senza ingannare Antonio), ma che il suo gesto sia stato guidato più che altro dall'orgoglio, per evitare che Ottaviano la portasse in trionfo.
Lo so che le opere di Shakespeare non sono femministe sotto diversi aspetti, ed è più che normale dato il periodo in cui sono state scritte (quindi non è mia intenzione discutere di questo argomento qui), ma mi ha fatto piacere notare che in questa tragedia ci sono molte più donne rispetto alle altre, grazie a Cleopatra e a tutto il suo seguito al femminile, e che esse recitano anche molte battute significative e importanti.
Sicuramente non una delle migliori opere shakespeariane, ma mi è piaciuta perché, dopo aver letto le altre tragedie, era arrivato il momento di qualcosa di più leggero e divertente.

venerdì 27 maggio 2016

POMODORI VERDI FRITTI AL CAFFè DI WHISTLE STOP di Fannie Flagg

Vidi il film "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno" molti anni fa, ero ancora una bambina e mi piacque molto. Ancora  oggi lo riguardo con piacere ogni volta che lo trasmettono in TV. Quindi mi sembrava il momento per leggere il romanzo di Fannie Flagg dal quale è stato tratto il film.
Se devo essere sincera mi aspettavo qualcosa di diverso. Non fraintendetemi, mi è piaciuto, e molto, ma è diverso dal film in molti punti (punti fondamentali, a mio avviso). E grazie a questo molte cose che conosco su Whistle Stop ora, sono diverse da ciò che ho creduto e intuito dal film negli ultimi anni... Ma andiamo con ordine.

Evelyn Couch è infelice. Ha quarantotto anni e si considera una donna delusa e insoddisfatta dal matrimonio e dalla vita. Poi un giorno, nel corso di una visita alla suocera ricoverata in casa di riposo, fa la conoscenza della signora Ninny Threadgoode: e davanti ai suoi occhi stanchi si spalanca un mondo nuovo. Il mondo di Whistle Stop, una comunità di emarginati, amabili sognatori e stravaganti che cinquant'anni prima la signora Threadgoode ha visto raccogliersi intorno al piccolo Caffè vicino alla stazione. A gestirlo è una singolare coppia al femminile composta dalla dolce Ruth e da Idgie, bisbetica e perennemente in lite con il mondo.
Il romanzo racconta di come il Caffè divenne l'unico locale in Alabama frequentato sia dai negri che dai membri del Ku Klux Klan; di come Bill Ferrovia, il bandito senza volto, continuò per anni a rubare cibo dai treni merci per donarli alle vittime della Grande Depressione; di come Idgie e Big George furono accusati e processati per omicidio...
Ma è soprattutto la storia di come Idgie, Ruth e gli altri personaggi che affollano i ricordi della signora Threadgoode riescano ad entrare nella vita di Evelyn. La forza della loro esistenza si trasmetterà alla donna, e l'esempio del calore e del mutuo rispetto che li hanno animati riuscirà a restituire un senso alla sua esistenza.

Fannie Flagg narra le vicende degli abitanti di Whistle Stop attraverso la voce della signora Threadgoode: arzilla vecchietta con una memoria molto lucida, ma che si confonde ogni tanto a causa dell'età.
Il continuo passaggio tra passato, raccontando un arco di tempo che va più o meno dagli anni Venti agli anni Sessanta, e il presente, che si svolge negli anni Ottanta, viene spesso alternato da un simpatico bollettino settimanale scritto dalla signora Dot Weems, che risulta utile anche per capire alcuni piccoli avvenimenti e la vita della comunità dell'Alabama di quegli anni.
La storia del Caffè, di Whistle Stop e dei suoi abitanti non è lineare, ci sono molti salti avanti e indietro e io vi consiglio di tenere d'occhio le date che vi aiuteranno a collegare tutti gli avvenimenti (anche se io ho notato che alcune date non coincidono e non so se è un'errore della scrittrice o della traduzione). Mentre le vicende di Evelyn Couch, la parte ambientata nel presente anni Ottanta, sono raccontate passo passo e si può seguire facilmente la sua crescita ed evoluzione. Perché avrà una grande trasformazione. Una donna timida e remissiva di 48 anni, la cui vita le è scivolata davanti senza che lei se ne accorgesse; un po' depressa per aver fatto tutto ciò che la società si aspettava da lei e ritrovandosi, alle soglie della menopausa, con la terribile sensazione di non aver vissuto per niente, costretta in una specie di limbo incapace di andare avanti. L'amicizia con la signora Threadgoode, le sue storie appassionanti caratterizzate da personaggi forti e indipendenti, la aiuteranno a mettersi di fronte a uno specchio e decidere di cambiare il proprio futuro.

Scritto in modo scorrevole e con capitoli molto brevi e veloci, riesce a tenervi incollati alle pagine, appassionandovi alla storia di Idgie e Ruth e di tutti quei simpatici e curiosi personaggi che ruotano intorno a loro. La curiosità di scoprire le loro vicende e cosa accade vi spingerà a leggere questo romanzo tutto d'un fiato, incapaci di posarlo. E una volta finito anche voi, come Evelyn, sentirete una certa nostalgia per quei tempi passati e quelle persone che non ci sono più.
La bravura della Flagg sta anche nel riuscire a parlare di argomenti importanti e complicati con naturalezza e semplicità, senza tanti giri di parole, e allo stesso tempo far passare messaggi incisivi che vi porteranno a grandi riflessioni.

Questo romanzo, anche se ambientato in epoche diverse tra loro e dalla nostra, resta comunque molto attuale. Le tematiche trattate sono comuni ancora oggi, sotto alcuni punti di vista.
E' sicuramente un romanzo femminista. Ad esempio, a metà libro c'è un momento catartico per Evelyn, molto significativo e con molte riflessioni, che la portano a una svolta. La protagonista arriverà finalmente a prendere in mano la sua vita, rivoluzionandola completamente. Si creerà anche un divertente alter ego, Towanda, paladina delle ingiustizie e del femminismo; a volte un po' troppo estremista nelle sue idee, ma è comprensibile che la cosa le sfugga di mano ogni tanto dopo tutti gli anni di "repressione" che ha vissuto. Fatto sta che più tardi aggiusterà meglio il tiro e questo la porterà ad essere una donna più consapevole di sé e del mondo che la circonda, più equilibrata e positiva.
Il messaggio finale è sicuramente che non esiste un modo giusto per essere donna (ma vale anche per gli uomi, eh), l'importante è non fare le cose perché te lo dice qualcuno o perché è quello che la società si aspetta da te, ma dobbiamo essere noi a decidere come vivere la nostra vita e ogni scelta va bene, basta che ci renda felici. Non esiste una via giusta, esiste solo la via fatta per noi.

Si parla anche di uguaglianza. Idgie e Ruth, nel loro Caffè, trattano tutti allo stesso modo, senza distinzioni, senza pregiudizi. La stessa relazione omosessuale tra loro due è ben accetta da tutti, da subito, senza scenate o accuse, senza isolarle, e soprattutto senza giudizi non richiesti.
E' strano credere che questo possa essere successo nella chiusa e bigotta comunità del profondo sud degli Stati Uniti, intorno agli anni Trenta e Quaranta. E' strano perché è una cosa che fatica a succedere anche oggi che siamo nel 2016 (purtroppo!!!). Ma vi assicuro che la cosa appare estremamente naturale e inevitabile, che non faticherete a credere che le cose possano essere andate veramente così, anche in quegli anni.

Altro argomento trattato, e molto importante, è quello del razzismo. La situazione degli afroamericani in quel periodo non era certo delle migliori e l'autrice non lo nasconde affatto. Le cose erano molto complicate e pericolose (anche solo per la presenza del Ku Klux Klan), le persone di colore venivano trattate diversamente, poco considerate e isolate dal resto della popolazione, costrette a fare i lavori più umili e vivere in baracche. Ma Fannie Flagg crea una sorta di paradiso su carta, una sorta di zona franca, che è il Caffè di Whistle Stop, gestito da Idgie e Ruth, due donne emancipate e intelligenti, pronte a sfidare le convenzioni sociali e accogliere chiunque nel loro locale a braccia aperte.
"Pomodori verdi fritti al Caffè di Whistle Stop" insegna a non giudicare una persona dal colore della pelle, dal sesso, o dall'orientamento sessuale. E volete dirmi che non è estremamente attuale??!!!

Qualche veloce paragone e considerazione sul film che ne è stato tratto agli inizi degli anni Novanta (e il cui titolo è stato modificato in "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno"). Ci sono molti punti in comune tra le due opere, il senso generale della storia è lo stesso, ma hanno anche molte cose che le differenziano.
Quella che nella versione cinematografica è una semplice amicizia, se pur forte e molto stretta, ma sempre e comunque un'amicizia tra Idgie e Ruth; nel romanzo è una relazione intima, una vera e propria storia d'amore. Il rapporto tra le due ragazze nasce immediatamente, e non tramite il fratello di Idgie (Buddy) come viene raccontato nel film. Infatti Idgie scappa di casa e si isola dal resto del mondo a causa della partenza di Ruth, e non per la morte del fratello (motivazione data nel film).
I personaggi nel libro sono moltissimi, e tanti non vengono nemmeno citati nel film, tutti ben delineati ed estremamente realistici, con i loro pregi e soprattutto i loro difetti. Ognuno di loro, a suo modo, è importante per la storia e il suo svolgimento.
Nel film sembra succedere tutto molto velocemente, più o meno in una quindicina di anni, e poi non si sa più nulla delle vite dei protagonisti; mentre il romanzo copre un arco temporale di quasi quarant'anni (con qualche accenno al presente), in questo modo al lettore è permesso di seguire l'intera vita (o quasi) dei personaggi.
In più il finale è diverso, e mi fermerò qui perché non voglio aggiungere altro e rovinarvi la magia e l'incanto di questo splendido libro, o film se preferite (io ora li amo entrambi!!)

Con un titolo del genere mi aspettavo che il cibo avesse una parte rilevante, e per alcuni versi è così, visto che Evelyn non fa altro che ingozzarsi di cibo spazzatura per tutta la storia; ma in qualche modo credevo che sarebbe stato più presente nei racconti della signora Threadgoode, nella vita delle due protagoniste e nel loro Caffé. In compenso però, alla fine del libro potrete trovare la ricetta originale dei famosi pomodori verdi fritti, tanto apprezzati dagli abitanti di Whistle Stop. Da provare assolutamente!!

Mi voglio concentrare di più su libri come questo: che riescono a parlare di argomenti importanti, ma sotto una luce più tenue e meno noiosa, accessibile a tutti; che fanno riflettere su idee e pregiudizi che nessuno dovrebbe più avere ai giorni nostri, ma che purtroppo resistono ancora; libri che con le loro pagine leggere e le delicate parole possono abbattere muri pesanti ed eretti troppo tempo fa; che ti avvolgono nei loro messaggi positivi e ti fanno sperare in un mondo migliore per tutti. Da ora in poi le cose possono (e devono) solo migliorare.

venerdì 20 maggio 2016

SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO #2

Visioni
Seconda esperienza al Salone Internazionale del Libro di Torino. Quest'anno il tema erano le "Visioni" e devo ammettere che dopo due giorni tra la confusione, la musica, gli eventi, le persone che spingono per passare (e quelle che si fermano in mezzo ai corridoi per evidenti problemi di labirintite) e migliaia e migliaia di libri...beh, è probabile che ti venga un attacco psicotico e cominci ad avere le visioni.
Anche se è caotico e stancante, resta sempre una piacevole esperienza da fare, ma questa volta è stata diversa dall'anno scorso (che l'avevo vissuta in solitaria). Questa volta ero in compagnia e l'ho vissuta diversamente.
Ma andiamo con ordine.

Il mio Kindle con "L'amore è una cosa meravigliosa"
Venerdì
Le cinque ore di treno che mi hanno portato a Torino (con un cambio) le ho trascorse in compagnia di un libro bellissimo: "L'amore è una cosa meravigliosa" di Han Suyin edito da Sonzogno. Al momento sono a metà e non vedo l'ora di finirlo per parlarvene.
Dopo essere scesa dal treno, sono andata subito a posare la valigia nella camera del Bed&Breakfast Art'To che avevo prenotato qualche mese in anticipo, un piccolo restauro generale e poi di corsa verso il Lingotto.
Prima sono passata al metal detector (le misure di sicurezza quest'anno erano alte) e poi sono andata a ritirare il mio abbonamento per entrare al Salone.
Appena entrata è stato come ritrovarmi a casa, era tutto come me lo ricordavo: grande, dispersivo, colorato e caotico.  Una sorta di badilata, carica di libri, che ti colpisce direttamente in faccia e ti lascia stordita, ma incredibilmente eccitata.
Non ho perso tempo e sono andata subito in cerca di Simona di Letture Sconclusionate e Irene di LibrAngolo Acuto. Le ho trovate allo stand della regione Sardegna, intente a seguire la presentazione di un libro (io ho seguito solo gli ultimi dieci minuti, ma sembrava molto interessante). Il tempo di salutarle, abbracciarle e baciarle e ci siamo subito divise, perché io sono andata a mettermi in fila per un evento a cui tenevo particolarmente: "Incontro con Amitav Ghosh" a cura di Neri Pozza Editore in Sala Azzurra.
Amitav Ghosh per Neri Pozza Editore
La presentazione era per l'ultimo libro di Ghosh, e terzo volume della trilogia della Ibis, "Diluvio di fuoco". Interessante perché sono stati fatti molti collegamenti e accenni agli altri libri dell'autore (che io non ho ancora letto, ma ci arriverò, abbiate fede). Ma da una semplice analisi sulle migrazioni di diversi popoli, cosa di cui parla spesso nei suoi libri, è diventata ben presto una discussione sulla politica e i governi di alcuni paesi, come ad esempio l'Italia. Non molto pertinente, a mio parere, ma lui è stato molto diplomatico e divertente nelle risposte.
La delusione più grande è arrivata alla fine. Ci hanno detto che Ghosh avrebbe autografato i libri allo stand di Neri Pozza, così ho tirato fuori la cartina per capire da che parte dovevo andare e molto emozionata mi sono incamminata facendomi spazio tra la folla (dovevo comprare il libro anche per una mia amica che desiderava una copia autografata)... ma il tempo di arrivare allo stand, fare un giro tra i libri, vederlo svolgere una breve intervista con una giornalista, e poi si è alzato e se ne andato... senza firmare nulla.
Che delusione, e che nervoso, fortunatamente non avevo preso i libri (che, qui lo dico e qui lo nego, comprerò su Amazon!!).

Per tirarmi su il morale, dopo questo tiro mancino di Neri Pozza, sono andata a consolarmi al Libraccio. Spulciando, spulciando non sono riuscita a trovare nulla dei titoli che mi ero segnata, ma ho trovato qualcosa che non stavo cercando: "Miss Alabama e la casa dei sogni" di Fannie Flagg (autrice di "Pomodori verdi fritti al Caffè di Whistle Stop" di cui vi parlerò a breve). Questo è il bello del Libraccio: tu vai lì con delle idee ben precise su cosa vuoi e lui ti sorprende con qualcosa a cui non avevi proprio pensato.
Dopo essermi persa un paio di volte per i tre padiglioni, ho ritrovato Simona e Irene, ci siamo accordate per il giorno dopo, e sono tornata al Bed&Breakfast perché ero distrutta (la notte prima l'avevo passata insonne per l'emozione del viaggio), prima però mi sono mangiata un ottimo kebab grande come una casa!!

Sabato
Svegliata di buon ora, dopo una colazione moooolto abbondante (cosa volete che vi dica...viaggiare mi mette molto appetito alla mattina), ho preso la metropolitana e ho iniziato il mio secondo giorno al Salone. Sarebbe meglio definirlo "giorno di reclusione", perché quest'anno c'era la possibilità di un solo ingresso al giorno, quindi una volta dentro ci dovevi rimanere perché se uscivi non ci rientravi più. Grande idea!! Per non parlare del costo del Wi-Fi: 140 Euro!!! "Eh, ma puoi usufruirne anche domani..." e grazie al c... Per quei soldi mi devi dare la certezza di poterlo usare per tutta la settimana successiva, ma da casa mia però!!!

Comunque, ho gironzolato brevemente tra alcuni stand, per farmi un'idea di cosa c'era di interessante, poi sono arrivate Simona e Irene e insieme abbiamo fatto una tappa da Sonzogno (che merita sempre) perché volevo conoscere Valentina, l'addetta stampa, purtroppo però era a una presentazione e niente... ma spero di avere altre occasioni in futuro per conoscerla di persona, visto che per il momento ci conosciamo solo per mail.
Allora noi tre siamo andate da Fazi Editore, per prendere "Charlotte Brontë. Una vita appassionate" poiché di li a poco ci sarebbe stata la presentazione del libro con l'autrice Lyndall Gordon e giustamente io e Irene speravamo di farcelo autografare. Libro scritto nel 2008, ma che Fazi ha pubblicato solo quest'anno, perché si sa che noi italiani siamo sempre sul pezzo quando ne vale la pena...
Dedica e firma di Lyndall Gordon
Arrivata alla cassa a pagare, ho scoperto che con due libri ti davano in omaggio la shopper dedicata alla Brontë. E vuoi lasciartela scappare??? Certo che no. Così mi sono girata e sono andata a scegliermi un altro libro. Vero è che c'era "Gli anni della leggerezza" di Elizabeth J. Howard al 50%, ma io l'ho già in ebook e non mi andava di prenderlo cartaceo, così ho ripiegato molto volentieri su "Ruggine" di Anna Luisa Pignatelli di cui ho letto recensioni entusiaste.
Verso l'una ci siamo dirette allo Spazio Internazionale per l'incontro con la Gordon. Purtroppo abbiamo seguito l'evento in piedi, perché i posti a sedere erano pochi e già tutti occupati da molti compagni di classe della Bonte (giusto per farvi capire l'età media dei presenti...). Ma è stata una presentazione veramente piacevole e interessante e alla fine siamo anche riuscite a farci autografare la nostra copia del libro.
Dopo aver consolato Irene che si era scolta in lacrime per l'emozione, siamo andate a pranzo.

Avrei voluto condividere con voi i momenti importanti della giornata attraverso Facebook e Twitter, ma purtroppo la connessione internet ha deciso di abbandonarmi per tutte le ore che sono stata al Salone,andava e veniva, impedendomi di fare qualsiasi cosa, mi sono sentita un po' isolata dal mondo
Nel pomeriggio abbiamo partecipato a "Percorsi di lettura gay nel mondo contemporaneo" all'Incubatore con Francesco Gnerre e Gianni Farinetti a cura di Rogas Edizioni. Interessante è dire poco. Il dibattito è stato animato e ci ha fatto riflettere e ragionare su molti punti, anche dopo la fine della presentazione. Ad esempio sul fatto del perché si debba chiamare "Letteratura gay"? La letteratura è letteratura, no?
Se vi interessa l'argomento e simili date un'occhiata a questa piccola neonata, ma molto impegnata, casa editrice perché ne vale la pena; uno dei loro obiettivi è di riproporre opere di letteratura italiana "nascoste" dalla censura e dalla critica ufficiale. Rogas Edizioni è stata una piccola scoperta al Salone del Libro, che mi ha aiutato a comprendere meglio un argomento molto attuale, ma sempre estremamente delicato da affrontare. La società cambia e si evolve, è fondamentale stare al passo, dare il proprio contributo e gli scrittori devono fare la loro parte.

Il mio piccolo "bottino"
Un veloce salto da Hacca Edizioni dove ho comprato "Gli ultimi eredi dell'impero" di Vasile Ernu, libro che avevo adocchiato già a Roma a Più Libri, ma che stupidamente avevo dimenticato di prendere, così ho deciso di rimediare.
Poi ho dovuto farmi spazio tra i bimbi-minkia che affollavano lo stand di Newton Compton, per raggiungere un "commesso" e chiedergli un libro per mia madre (sia chiaro: per mia madre!!), ma non l'avevano, per il secondo anno di seguito. Allora, 'sto libro non era al Salone, non riesco a trovarlo nelle librerie, perché mi dicono che è esaurito... Che cavolo devo fare io?? Lo ordino su Amazon, c'avete ragione!!
Ormai ero in giro, così ho contattato Maria di Scratchbook per raggiungerla e abbracciarla un po'. Abbiamo parlato, le ho mostrato i miei acquisti, ma poi ci siamo perse di vista più o meno in zona Libraccio... Per fortuna ci siamo ritrovate poco dopo e abbiamo preso un caffè veloce anche con Simona, Irene, Paola e gli altri ragazzi del Gruppo di Lettura su Facebook.
Prima di uscire definitivamente da quella baraonda che è il Salone, ho accompagnato Simona e Irene a recuperare borse e cappotti lasciati allo stand della Gorilla Sapiens Edizioni. Mentre loro salutavano le Gorilla, io mi sono lasciata tentare da tutti quei bei libri che mi chiamavano. Devo ammettere di non aver fatto troppa resistenza e ho ceduto praticamente subito acquistando "Sottrazione" di Carlo Sperduti.
Una salata, ma buona, cena Thai a base di ravioli e curry e me ne sono tornata in camera a riposare, perché avevo i piedi in fiamme da quanto avevo camminato su e giù per i padiglioni.

Domenica
In realtà domenica non sono entrata al Salone, non avrei fatto in tempo, così me la sono presa con calma, ho preparato la valigia e poi mi sono inviata verso la stazione Porta Nuova e sapete chi ho incontrato lì? Ma ancora Simona e Irene!! per gli ultimi saluti; poi siamo salite sui nostri treni, che ci avrebbero riportate a casa, loro verso Sud e io verso Est. E sono ricominciate le cinque ore di viaggio.


Il bottino è decisamente misero, solo cinque libri, ma l'esperienza è stata intensa, travolgente e stancante...Sicuramente da rifare l'anno prossimo, e quello dopo, e quello dopo ancora...
L'anno scorso, essendo da sola, ho girato con calma tutti gli stand che mi interessavano facendo molti acquisti, mentre questa volta è stata un'esperienza diversa, meno incentrata sui libri, ma più sulle persone (stupende) che girano tra quei corridoi affollati e gli eventi interessanti che si svolgono nelle diverse sale. Due cose molto diverse, ma entrambe significative, intense e indimenticabili.
Completamente distratta da tutte queste persone, mi sono vergognosamente dimenticata di passare a salutare alcune case editrici e usufruisco di questo spazio per scusarmi. Quindi, Las Vegas Edizioni, Edizioni Clichy, Edizioni E/OL'orma Editore, Tunuè, Jo March (che non c'era), Sonzogno, Iperborea, Minimum fax, NN Edizioni, Sur... (un'infinità) scusatemi tanto ma vi saluto tutti da qui, da casa mia, e vi prometto che verrò a trovarvi l'anno prossimo!! O a Roma a Più Libri per chi ci sarà!!

venerdì 6 maggio 2016

RE LEAR di William Shakespeare

E anche questa volta non ce l'ho fatta: sono in ritardo, solo di pochi giorni, ma comunque in ritardo per la #MaratonaShakespeariana. Prometto che mi impegnerò di più e organizzerò meglio le mie letture in modo da finire l'opera shakespeariana in questione prima della fine del mese e poter, in tutta calma, scrivere il post.
Dopo aver ripetuto i buoni propositi per l'ennesima volta, è ora di parlarvi del dramma protagonista del mese di Aprile: "Re Lear".

Tragedia in cinque atti, ambientata in Britannia.
Re Lear decide di abdicare e di dividere il suo regno tra le tre figlie: Gonerilla, Regana e Cordelia. Ogni figlia avrà un pezzo di regno in base a come esprimerà il suo amore per il padre. Cordelia, convinta che le parole non bastino per esprimere i suoi sentimenti, si rifiuta e di conseguenza viene diseredata e cacciata (sposando però il re di Francia).
Di questa decisione Re Lear se ne pentirà molto presto, scoprendo che in realtà Gonerilla e Regana non lo amano più di tanto e l'hanno solo ingannato con le parole per ottenere parte del regno.
Intanto il conte di Kent, bandito per aver preso le parti di Cordelia, sempre fedele al suo Re Lear, gli resta affianco travestito per poterlo aiutare.
In secondo piano Edmondo, figlio illegittimo del Conte di Gloucester, inventa e racconta al padre calunnie sul fratello Edgardo (figlio legittimo) costringendo quest'ultimo a scappare, perché perseguitato. Ora il suo scopo principale è quello di eliminare il padre in modo da diventare egli stesso il Conte di Gloucester.
Mentre lungo la trama si snodano bugie, inganni, litigi e ripicche, l'esercito francese sta avanzando, guidato da Cordelia che vuole rimettere suo padre sul trono, e una devastante guerra sta per cominciare.

Come ormai abbiamo capito, nel Primo Atto si ha un quadro generale della storia. In questo caso si aprono due scenari paralleli: da un lato Re Lear che vuole dividere il suo regno tra le tre figlie, ma scambiando per orgoglio la sincerità della terzogenita la disereda è da i suoi possedimenti solo alle due figlie maggiori, che l'hanno adulato bene con i loro salamelecchi. Dall'altro c'è la storia di Edmondo, figlio illegittimo del Conte di Gloucester, che vuole diventare lui il Conte, ma per farlo deve prima eliminare il padre ed Edgardo, suo fratello e figlio legittimo.

Il Secondo Atto è più incentrato sulle vicende di Re Lear. Qui emerge la cattiveria delle due figlie, Gonerilla e Regena, a cui non importa nulla del padre, anzi lo vogliono evitare, e si percepisce anche una certa tensione tra le due, che si spiegherà e scoppierà più avanti.
Ma si comincia a intravedere anche il piano di Edmondo, che attraverso delle menzogne mette tutti contro il fratello (padre compreso) e lo costringe a scappare; ma il tutto si svolge in una scena molto piatta e triste, a mio parere, e bisogna anche dire che Edgardo si fa convincere molto facilmente a scappare...

La tempesta, momento cruciale e significativo nelle opere di Shakespeare, si svolge per tutto il Terzo Atto. Quando il Bardo fa scoppiare una tempesta vuol dire che qualcosa di terribile è accaduto e il mondo deve purificarsi attraverso l'acqua. Di solito si tratta di un omicidio, ma in questo caso invece è la rottura di alcuni legami, di quasi tutti i legami dei personaggi principali. Il rapporto tra Re Lear e le sue due figlie arriva al momento decisivo di rottura, si dividono arrabbiati e rancorosi tra loro e qui ha inizio la veloce discesa del re verso la pazzia. Le bugie e i sotterfugi di Edmondo lo portano a compiere il suo ultimo passo verso il suo obiettivo e cioè a tradire il padre (che in più, oltre a perdere entrambi i figli, perderà anche la vista).

Le acque si calmano, nel vero senso della parola, la tempesta passa e sembra che tutti abbiano ottenuto ciò che vogliono. Nell'Atto Quarto appare, a mio avviso, l'unico personaggio saggio e disincantato, che è stato in disparte fino ad ora: il Duca d'Albania. Il nobiluomo vede chiaramente la cattiveria delle due sorelle (soprattutto della moglie Gonerilla che, dopo aver tradito il padre, ora tradisce anche lui); compatisce il povero re ormai impazzito per colpa delle figlie; capisce subito l'inganno orchestrato da Edmondo ai danni del padre Gloucester; e in più è contento dell'arrivo del cognato francese con il suo esercito.
Ritorna finalmente in scena Cordelia, unica anima dolce e sincera, pronta a fare di tutto per aiutare il padre che ama tanto.
Gran parte dell'atto è dedicata alla follia e al delirio di Re Lear, fino ad arrivare al primo omicidio, che però non è nulla di eclatante. Il Duca di Cornovaglia, vittima di pessime scelte lungo tutta l'opera, ha ciò che si merita alla fine.

Il Quinto Atto, quello conclusivo, vede Re Lear e la figlia Cordelia prigionieri di Gloucester dopo una breve battaglia e il Duca d'Albania lancia un guanto di sfida a Edmondo per motivi d'onore. Lo stesso Duca d'Albania, sostenuto dal ritorno in scena di Edgardo, sistema tutto con semplici e veloci parole, ma la tragedia è imminente e con una morte dopo l'altra si conclude l'opera: "Tutto è dissoluzione, buio, morte" (parole di Kent).

A quanto pare quest'opera si basa sulla leggenda di Re Lear (originariamente Leir) che fu re di Britannia nell'ottavo secolo a. C. In più Shakespeare arricchisce la trama inserendo anche le vicende (inventate) del Conte di Gloucester e dei suoi figli.
Non so, ma questa è la tragedia che mi è piaciuta di meno finora; è sempre un'opera notevole e d'impatto, ma meno coinvolgente e appassionante rispetto alle altre. L'ho trovata un po' noiosa e confusionaria per i miei gusti.
Non sono riuscita a cogliere il senso di tutta la storia. il suo messaggio. Tutta la cattiveria delle due figlie maggiori di Lear da dove viene? Ci sono rancori familiari di cui non siamo a conoscenza? Ci sono motivi specifici o è una cattiveria gratuita? Questo incredibile opporsi dei figli ai loro padri (pensate anche a Edmondo con Gloucester) è solo semplice e pura smania di potere, o nasconde dell'altro? Sembra quasi una rivalsa della nuova generazione su quella vecchia, ma perché? Per quali motivi?
Sono sempre stata pessima nella resistenza, mai stata brava nelle lunghe distanze, sono più una velocista e forse sto accusando il colpo con questa #MaratonaShakespeariana. Nel senso che ho trovato questa tragedia noiosa e confusa, solo perché io comincio ad essere un po' stanca e provata dalla "lunga corsa". Sarà meglio reintegrare i liquidi, recuperare le forze, perché mi aspetta la lettura della prossima opera, che sarà "Antonio e Cleopatra"...forse ho proprio bisogno di una tragica storia d'amore...