martedì 16 maggio 2017

NESSUNO SCOMPARE DAVVERO di Catherine Lacey

Il nostro #IndieBBBCafè dedica l'intero mese di maggio a Edizioni Sur, una casa editrice nata cinque anni fa, che si caratterizza soprattutto per la narrativa latino-americana e anglo-americana. Per conoscere meglio questa realtà editoriale vi rimando all'interessante intervista che ha fatto Paola per elle con zero.
Io ho scelto questo libro quando mi trovavo a Milano per Book Pride. Questa copertina evocativa, un titolo che sembra una promessa e la trama curiosa, sono stati i motivi che mi hanno avvicinata a questo romanzo.

Elyria, ventotto anni, ha un lavoro stabile e un marito a New York; ma un giorno, senza dare spiegazioni, molla tutto e parte con un volo di sola andata per la Nuova Zelanda.
Passerà mesi a vagare in autostop fra le campagne di quel paese sconosciuto, incrociando le vite di altre persone e tentando di dare un po' di pace alla sua. Scopriamo che Elyria ha un passato difficile (una madre alcolizzata, una sorella adottiva suicida, allieva del professore che è poi diventato suo marito), ma la fuga non è causata da crimini o violenze: nasce da un malessere esistenziale tanto profondo quanto difficile da definire; e il romanzo è, di fatto, un viaggio nella mente della narratrice, capace di osservazioni acutissime sul mondo, ma anche preda di improvvisi squilibri; dentro di lei, dice, si muove un bufalo riottoso che non riesce a placare.



Chi non ha mai desiderato partire? Mollare tutto ed andarsene?
Quando le cose sembrano andare male, sembrano troppo grandi e difficili da superare, o semplicemente ci si annoia e la vita sembra sempre la stessa, sembra quasi inevitabile un cambiamento, una scossa, e quindi allontanarsi e lasciare tutto sembra la scelta migliore.
Un pensiero fugace, che appare nel cuore della notte, in un momento in cui l'angoscia e la disperazione si fanno spazio dentro di noi e non ci lasciano dormire. Alzi la mano a chi non è mai successo! Ma poi arriva il mattino e questo malessere lascia il posto alle responsabilità e alla razionalità che ci tengono legati (nel bene e nel male) al posto dove siamo.
A me è successo alcune volte di dire: "Vaff... domani parto e non torno più, cambio la mia vita". Ma invece sono ancora qui, perché non ho il coraggio di fare il salto.
Però ho sempre ammirato tanto chi riesce a farlo, a mollare tutto (affetti, parenti e amici) e andare altrove in cerca di nuove opportunità, un nuovo inizio. E un po' invidio il coraggio di queste persone.
Come fa Elyria, la protagonista di questo romanzo, che dall'oggi al domani lascia lavoro e marito per andare in Nuova Zelanda, con pochi soldi in tasca e uno zaino sulle spalle. Lei lo fa in modo decisamente drastico, perché non avvisa nessuno della sua partenza. E lo fa principalmente perché vuole sparire, ma non si può scappare da sé stessi e sparire del tutto, e il titolo ce lo ricorda bene: Nessuno scompare davvero.

Un libro estremamente scorrevole (poco più di 200 pagine), ha capitoli brevi che si leggono velocemente, lo stile è molto semplice e chiaro.
La maggior parte delle volte i capitoli si alternano: passando dal racconto della situazione attuale che sta vivendo Elyria, raccontando il suo presente, ciò che le succede e le persone che incontra; per passare al capitolo successivo in cui la narratrice racconta ricordi personali della sua vita e si lascia trasportare da flussi di coscienza infiniti, ingovernabili che spaziano in tutte le direzioni e si perdono.
È grazie a questi ricordi che noi lettori veniamo a conoscenza di molte cose riguardanti la protagonista e, un po' alla volta, ci facciamo un'idea sul perché abbia preso questa decisione, di mollare tutto e andarsene.

Elyria se ne va a causa di un malessere interiore che nemmeno lei sa spiegare, ma è sicuramente dovuto a diverse situazioni della sua vita: una madre assente e alcolizzata; una sorella morta suicida; un marito che la ama, ma non la conosce; la presenza di pochissimi veri amici.
Questo inspiegabile malessere si manifesta dentro di lei come un bufalo inferocito, che sente muoversi in modo irrequieto e scatenarsi all'improvviso.
Così, la nostra protagonista, si ritrova dall'altra parte del mondo per chiarirsi le idee (senza grandi risultati in verità) e a ripetere sempre gli stesse schemi: non parla con nessuno, se non strettamente necessario; rimugina costantemente sul suo passato; e scappa ogni volta che le cose diventano insostenibili per lei.

Il finale, che naturalmente non vi racconto, non so se l'ho capito a pieno e se mi ha convinta, ci sto ancora riflettendo. Nel corso del suo viaggio, durato diversi mesi, Elyria cambia molto, perché è inevitabile che un viaggio del genere ti cambi profondamente; ma molte cose non hanno una spiegazione o una conclusione chiara, non trovano una soluzione. E forse va bene così, perché in realtà nella vita vera le cose vanno proprio così: non tutto si sistema da solo, soprattutto scappando, ma le cose cominciano ad andare meglio solo quando le si affronta.

2 commenti:

  1. Buongiorno Dany.
    La copertina di questo libro penso che sia una delle più belle degli ultimi tempi. Mi piacciono i colori, lo stile, la trovo evocativa e perfettamente adatta alla trama del libro. Purtroppo non basta né la copertina né la tua peraltro interessante recensione a spingermi definitivamente verso questo libro, che tratta di un argomento - la fuga - che trovo angosciante e troppo cupo per me (oltre ad avere in generale un atteggiamento forse un po' troppo intransigente nei confronti di chi scappa invece di affrontare le cose). Ma l'ambientazione (la Nuova Zelanda) dev'essere meravigliosa...
    Ciao da Eva

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    1. Capisco cosa intendi e forse è meglio che tu non legga questo libro. Ad un certo punto la scelta della protagonista ha dato fastidio anche a me. In più l'ambientazione doveva essere veramente meravigliosa (lei trascorre diverse stagioni in Nuova Zelanda, quindi si sarebbero potuti vedere i cambiamenti di paesaggio e colore), ma purtroppo non c'è alcuna descrizione e potrebbe essere ambientato in qualsiasi parte del mondo, anche dietro casa sua, noi sappiamo che è in Nuova Zelanda solo perché lo dice all'inizio.

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